Il ministro Toninelli lo snobba e il premier Conte forse nemmeno sa chi sia. Paolo Foietta però non si dà per vinto anche se sa che, probabilmente, il suo incarico come Commissario di Governo per la Torino-Lione e presidente dell’Osservatorio ha ormai i giorni contati. Ma una carta da giocare c’è ancora e Foietta non se l’è fatta sfuggire oggi, mercoledì 16 gennaio, quando ha parlato davanti alla Commissione Trasporti della Camera dei Deputati.

Con la Torino-Lione, ha detto Foietta “si tratta di sostituire una linea ferroviaria che ormai ha finito suo ciclo di vita. La Torino-Lione, almeno dal ’93, non é  considerata una linea ad alta velocità. Stiamo parlando di una linea ferroviaria moderna, in linea con gli  standard europei, in grado di trasportare in sicurezza treni che devono essere lunghi, pesanti, larghi e alti. La sagoma del tunnel permetterà di trasportare semirimorchi che viaggeranno alla stesa velocità alla quale viaggiano oggi i treni merci. Le merci quindi viaggeranno a una velocità  commerciale ragionevole (100/120 km orari) ma aumenta di molto la capacità capacità  che oggi non esiste a causa dei problemi di sicurezza e dei limiti della linea attuale “.

3,5 milioni di tir tra Italia e Francia

“Al confine con la Francia, tra traforo stradale del Frejus, traforo del Monte Bianco e Ventimiglia  – ha detto Foietta – ogni anno passano 3,5 milioni di tir. Circa la metà  passa su Ventimiglia, 750 mila passano per il Frejus e la restante parte, in crescita, passa sul Monte Bianco. Questo traffico é  in aumento del 22% negli ultimi 5 anni per quanto riguarda il Frejus mentre per Ventimiglia cresce ancora di più per effetto di una distorsione tariffaria. Chi passa per questo valico, infatti, non paga il pedaggiamento che invece pagano quelli che passano per Monte Bianco e Frejus.
Non ci sono spiegazioni di efficienza, la maggioranza dei camionisti che passa su Ventimiglia ha come destinazione la Francia. A Ventimiglia  non si applicano norme più  stringenti in materia ambientale, quindi passano tir meno sicuri e più  problematici, per questo la Francia non vuole che continui a esserci questa situazione”

Il dialogo mancato col nuovo governo

“Non ho mai parlato con questo governo. Ho scritto 12 lettere via Posta Elettronica Certificata ma non ho ricevuto alcuna risposta. E’ una cosa gravissima, visto che sono commissario e il governo é il mio interlocutore. Si tratta di una situazione paradossale”.

Penali a parte, abbandonare il progetto costerebbe 2,5 miliardi

Secondo i calcoli forniti da Foietta, i costi derivanti dall’eventuale abbandono del progetto si attesterebbero sui 2,5 miliardi. “Anche senza pagare penali si dovranno restituire i soldi ottenuti e bisognerà farsi carico dei contenziosi che deriveranno dall’interruzione del lavori, e quando parliamo di 2,5 miliardi parliamo di questi valori senza parlare di penali. È utile che si sappia’, “.

La Torino-Lione costa 15 miliardi

Per l’Italia i costi da sostenere si attestano a 4,7 miliardi di euro, comprensivi dei 3 miliardi di costi di competenza italiana degli 8,7 miliardi della sezione transfrontaliera.

A questo si aggiungono 1,4 miliardi dei costi di lavori già fatti per 30 chilometri di gallerie di cui 26 chilometri già scavate. Quanto ai costi a carico della Francia, questi, ha riferito Foietta, “non sono stati ancora determinati ma dovrebbero attestarsi tra 3 e 4 miliardi. Insomma, il calcolo finale porta a quasi 15 miliardi ’e non certo a 20 miliardi’.

Solo il Parlamento può fermare la Torino-Lione

“La Tav si deve fare. Il Parlamento l’ha deciso e la scelta di non farla spetta al Parlamento attraverso un atto di ricusazione di un trattato internazionale ratificato il primo marzo del 2017. Il passaggio in Parlamento è un atto obbligatorio  mentre  il referendum rappresentata l’estrema ratio. Anche perché la Costituzione non prevede che un trattato internazionale sia oggetto di referendum, che potrebbe, se mai, essere consultivo” .