Il manifesto di Osservatorio21

"La libertà non si conquista mai una volta per sempre"

La libertà non si conquista mai "una volta per sempre"

Osservatorio21 nasce allo scopo di condividere, anche in rete, informazioni e riflessioni sui nuovi rischi cui è esposta oggi la democrazia con i suoi valori.
Tutte le generazioni sono chiamate, di volta in volta, ad affrontare nuovi contesti e nuove sfide per tutelarla e farla progredire nelle relazioni socioculturali, economiche, politiche.

Monitorare i fenomeni che corrodono le istituzioni democratiche è dovere civile.

Un primo tema riguarda gli abusi nella comunicazione social (Internet 2.0): infatti la diffusione di notizie false e violenza verbale influiscono sul degrado dei rapporti sociali ed arrivano a condizionare l’opinione pubblica in momenti di formazione delle istituzioni democratiche.

Un secondo tema riguarda gli impatti sul lavoro della diffusione dell’intelligenza artificiale nell’industria e nei servizi (Industria 4.0).

Un terzo tema si focalizza sulla Città Metropolitana di Torino (Metropoli), laboratorio di idee ed innovazione ieri, oggi … e domani?

INTERNET 2.0, trasparenza o manipolazione?

Internet ha aperto un’era di speranza e opportunità per la libertà di espressione e la condivisione immediata dell’informazione e della conoscenza.
Tuttavia, la sua crescita caotica e senza regole sta generando una distorsione sempre più evidente e diffusa nei processi di comunicazione.
Occorre reagire con iniziative tese a sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovendo progetti di contrasto all’uso manipolativo dei media. Questo fenomeno, con altri sintomi ed emergenze, rende necessario diffondere rapidamente la consapevolezza che, nell’attuale fase storica, libertà e democrazia sono a rischio.
Nell’arco degli ultimi anni le democrazie occidentali hanno visto emergere una serie di minacce:

  1. esterne : terrorismo islamico, immigrazione di massa incontrollata dal Medio Oriente e dall’Africa piagata dalle guerre, forte concorrenza economica da parte dei nuovi protagonisti asiatici del libero mercato, non sempre corretti nell’aderire alle regole del libero mercato stesso, ecc;
  2. interne: crisi economico-finanziarie; crisi dell’occupazione e disoccupazione giovanile; crisi sanitarie derivanti dalle pandemie; arresto, in molti Paesi, dell’ascensore sociale; eccesso dei costi e disfunzionalità di molti sistemi di welfare state.

Tra questi nuovi rischi, la distorsione sempre più evidente e diffusa dei processi di informazione attraverso i nuovi strumenti di comunicazione social (Internet, Facebook, Twitter, ecc) costituisce una minaccia trasversale, che nasce dai processi di innovazione tecnologica messi in atto nelle società democratiche più avanzate, ma che, ormai, si esplica e viene utilizzata sia all’interno di queste stesse società, sia dall’esterno, da chi intende minare la loro influenza nel mondo e ostacolare la capacità di diffondere il loro modello socio-economico.
Tale distorsione nasce da due fattori fondamentali:

  1. La semplificazione del linguaggio, insita nella struttura stessa dei social network. Tale semplificazione conduce fatalmente ad una comunicazione costituita da messaggi “basici” e superficiali, che facilmente si riducono a slogan e altrettanto facilmente si traducono in aggressività e volgarità verbale, in un confronto tra opinioni diverse che non fa più riferimento all’esercizio del ragionamento;
  2. La creazione di notizie false (le “bufale”), che, rapidamente diffuse in tutta la rete, acquisiscono velocemente una veridicità creata dalla stessa “pervasività” della loro diffusione.

Questo fenomeno è particolarmente pericoloso, in quanto va a minare la base razionale essenziale della democrazia, che è quella di deliberare a maggioranza, dopo aver acquisito sufficienti conoscenze ed informazioni ed avere confrontato tra loro le diverse opinioni che vengono a formarsi sulla realtà.
In poche parole, la realtà virtuale sta condizionando, in misura sempre più invasiva, la possibilità di valutare la realtà concreta e poter, quindi, prendere decisioni su essa a ragion veduta.
A fianco di questo aspetto, inevitabile è il conseguente imbarbarimento del confronto politico, sociale, culturale.
Di fronte a questo fenomeno, è evidente che i giovani sono tra i soggetti più condizionabili, ma soprattutto più esposti agli effetti diseducativi di un modo di confrontarsi che sta diventando una palestra di intolleranza, andando, quindi, a colpire un’altra componente fondamentale della democrazia: lo spirito di tolleranza.
Il problema sta emergendo nel dibattito pubblico e alcuni esperti, stranieri e italiani, lo stanno analizzando nelle sue componenti tecnologiche, nei suoi risvolti normativi, nelle sue conseguenze culturali.
Per questo, il nostro “gruppo di impegno” intende dedicare attenzione a questo fenomeno, organizzando eventi di sensibilizzazione e informazione verso il largo pubblico, con particolare attenzione ai giovani.

INDUSTRIA 4.0, innovazione o collasso?

L’implementazione della cosiddetta “INDUSTRIA 4.0”, con l’introduzione diffusa di Internet delle cose, segna un salto qualitativo nell’evoluzione delle tecnologie utilizzate nel mondo della produzione e dei servizi. Ma può generare in particolare in Europa gravi rischi per la sopravvivenza della democrazia, se non vengono studiate, predisposte e applicate serie contromisure di carattere sociale.

Un recente studio di Nomura segnala una forte correlazione tra la crescita della disoccupazione e dei flussi migratori ed il consenso verso i partiti populisti anti sistema (PPA), che in Europa tra il 2012 e il 2016 è raddoppiato (dal 12% al 31%).

Tralasciando per il momento la complessa tematica dei flussi migratori tutt’altro che in via di risoluzione, vogliamo focalizzarci sul tema della disoccupazione che, già attualmente ai limiti di rottura in molte nazioni europee, può esplodere nell’ arco dei prossimi 5/10 anni per conseguenza della realizzazione pratica e diffusa di “INDUSTRIA 4.0”.

La definizione di “INDUSTRIA 4.0” nasce come progetto in Germania nel 2011 e trova nel 2013 una compiuta definizione: “Massiva introduzione nell’Industria dell’Internet delle cose”.
Ossia connessione attiva in rete dei singoli macchinari per renderli in grado di compiere specifiche azioni in maniera autonoma e di controllarsi reciprocamente.

Negli ultimi 5 anni le maggiori imprese sono passate dall’elaborazione teorica alla realizzazione per ora in via sperimentale. I risultati hanno abbondantemente confermato la fattibilità e sta iniziando una fase di implementazione che, anche alla luce delle agevolazioni agli investimenti da parte dei vari stati (L’Italia ha varato uno specifico piano INDUSTRIA 4.0 nel 2015), accelererà notevolmente il processo.
Il rapporto curato dal World Economic Forum “The Future of Jobs” stima che tra il 2015 e il 2020 nelle 15 principali economie mondiali si perderanno oltre 7 milioni di posti di lavoro “tradizionali”, in parte compensati da 2 milioni di posti “innovativi”.
Il saldo già pesante è di 5 milioni, ma è aggravato dal fatto che è molto difficile la ricollocazione degli esuberi ed anche i nuovi posti richiedono profili di non facile reperimento.
Un’ulteriore stima proposta dall’OCSE, valutando i rischi in 22 paesi industrializzati, indica come media il 35% di posti “esposti” (parzialmente riqualificabili) e nell’ 8% i posti che verrebbero cancellati dall’introduzione di IND.4.0.
Se veniamo all’Italia, l’OCSE stima rispettivamente il 45% “esposti” e il 10% a grande rischio; considerando che l’Italia esce dalla già lunga crisi economica in condizioni critiche, avendo un tasso di disoccupazione (in particolare giovanile) al limite di rottura.
Si comprende come l’impatto delle previsioni suesposte potrebbe essere deflagrante su una democrazia che, particolarmente in questo momento, mostra segni di grande fragilità e di incapacità ad affrontare sfide che richiedono progettualità a medio e lungo periodo e coraggio decisionale.
Osservatorio21 deve avviare un approfondimento della tematica con l’ambizione di dare anche in questo campo un contributo in termini di sensibilizzazione e di proposte che stimolino l’attivazione di adeguate contromisure.